Al Centro Dino Ferrari un team per il Counseling psicologico a favore dei malati di Alzheimer e i familiari

 

Il Dino Ferrari è uno dei pochi centri di ricerca a essersi dotato di un team specializzato di psicologi che hanno il compito di far sentire il paziente e la sua famiglia accolti e supportati.

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Uno dei temi che il team tratta è il Counseling Psicologico: una forma di affiancamento utile e importante soprattutto per un familiare che si sottopone al test genetico per sapere se, in vecchiaia, avrà la malattia.

La dott.ssa Emanuela Rotondo, che  insieme ai suoi colleghi, il dott. Roberto Vimercati, la dott.ssa Priscilla Corti e il dott. Matteo Mercurio, costituisce il team di Neuropsicologi – Psicoterapeuti dell’ambulatorio di neuropsicologia che fa capo all’Unità Valutativa Alzheimer diretta dal prof. Elio Scarpini, spiega in cosa consiste il loro lavoro:

 

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In cosa consiste il vostro lavoro?

Dott.: In una frase posso dire “nel far sentire il paziente e la sua famiglia accolti e supportati”

I nostri ambiti di lavoro sono:

  • valutazione neuropsicologica a supporto della diagnosi;
  • accoglienza del paziente e dei familiari;
  • colloqui psicologici individuali e di gruppo a pazienti e familiari: accettazione della diagnosi, psico-educazione sulla malattia, sostegno ai familiari;
  • ricerca clinica farmacologica (varie case farmaceutiche, infatti, afferiscono presso il nostro centro per sperimentare nuovi farmaci che siano più efficaci rispetto a quelli attualmente disponibili. Il nostro ruolo è quello di gestire l’aspetto organizzativo e somministrare i test neuropsicologici);
  • counseling genetico.

Come avviene il counseling genetico?

Dott.: E’ importante premettere come, soprattutto in quest’ambito, valutare e dare il giusto peso all’aspetto psicologico sia cruciale. Solitamente queste persone hanno un familiare che ha mostrato segni di decadimento cognitivo; il quesito che muove il desiderio di un’indagine genetica è: “Anche io avrò un domani la stessa patologia?

Il protocollo di counseling genetico sommariamente attraversa queste fasi: il paziente dà il consenso ad eseguire l’analisi. Prima che il campione venga elaborato, il paziente viene sottoposto ad una valutazione psicologica utile ad identificare fragilità o fattori di vulnerabilità tali da mettere a rischio il benessere della persona stessa. Per esempio, potrebbe esserci una predisposizione a patologie psichiatriche o la presenza di veri e propri sintomi come quadri depressivi, stati ansiosi, psicosi etc. Venire a conoscenza di un’informazione così importante e ‘delicata’ potrebbe innescare meccanismi che metterebbero seriamente a rischio il benessere della persona. L’obiettivo è quello di verificare che la persona abbia le risorse individuali e sociali che le consentirebbero di mantenere un livello di qualità della vita soddisfacente, pur essendo a conoscenza di tale informazione. Dopo una prima valutazione il nostro ruolo rimane attivo attraverso dei colloqui di follow-up ed un’eventuale successiva presa in carico del paziente.

Quali sono i risultati positivi raggiunti?

Dott.: Il risultato positivo lo abbiamo ogni giorno. Esserci per i pazienti e per i loro familiari è per noi molto gratificante.

In molti centri la figura dello psicologo non è prevista, questo è un punto di forza del nostro centro. In questo momento siamo 4 persone formate e qualificate, che insieme sperano di riuscire nel loro piccolo a fare la differenza.

 

 

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