Malattia di Parkinson, cos'è?

La malattia di Parkinson (PD) è la seconda più frequente tra le malattie neurodegenerative e oggi colpisce all’incirca 4.5 milioni di persone al di sopra dei 50 anni.
I segni/sintomi cardinali del PD sono legati ad una disfunzione del sistema motorio.

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Malattia di Parkinson, cos'è?

La malattia di Parkinson (PD) è la seconda più frequente tra le malattie neurodegenerative e oggi colpisce all’incirca 4.5 milioni di persone al di sopra dei 50 anni.
I segni/sintomi cardinali del PD sono legati ad una disfunzione del sistema motorio.

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Come si diagnostica la malattia di Parkinson?

Diagnosi, Sintomi, Rigidità Muscolare, Tremore a riposo, Lentezza dei Movimenti

criteri diagnostici prevedono che la diagnosi malattia di Parkinson si ponga quando sono presenti in combinazione almeno due segni/sintomi:

  • rigidità muscolare + bradicinesia (lentezza dei movimenti)

oppure

  • tremore a riposo + bradicinesia

associati ad un miglioramento dopo assunzione di amminoacido intermedio.

Per avvalorare la diagnosi vengono effettuati alcuni esami strumentali.

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Quali sintomi/disturbi caratterizzano la malattia di Parkinson?

Sintomi, Esordio malattia di Parkinson, Rigidità Muscolare, Tremore a risposo

I sintomi motori che caratterizzano la malattia di Parkinson interessano prevalentemente un lato corporeo.

Può essere presente lentezza del movimento, che spesso si manifesta come rimpicciolimento della scrittura (micrografia) riduzione dell’agilità, riduzione della lunghezza del passo durante il cammino, riduzione del volume della voce (ipofonia). La rigidità si presenta spesso come dolore al braccio o al piede, postura flessa del gomito, della mano o della gamba.

Il tremore, se presente, può interessare la mano o il piede (più frequentemente) a riposo, e tende a scomparire durante l’esecuzione di una azione.

I sintomi non motori sono molto frequenti nella malattia di Parkinson, e spesso sottovalutati. La riduzione dell’olfatto (iposmia) può manifestarsi molti anni prima dell’esordio di sintomi motori. Lo stesso vale per il disturbo del sonno, che si manifesta oltre che con insonnia o risvegli frequenti, anche con comportamenti “bizzarri” durante la fase REM (la fase in cui si sogna) con scatti, pugni, scalci e urla. Di solito sono i coniugi ad accorgersi di questo fenomeno, più che gli interessati. La sonnolenza diurna è spesso la conseguenza di una cattiva qualità del sonno notturno. Altro fenomeno notturno che può essere una manifestazione non motori del malattia di Parkinson è la frequente necessità di urinare (nicturia).

Sintomi che spesso compaiono prima o all’esordio dei sintomi motori sono la stitichezza, la difficoltà a digerire e l’eccessiva salivazione (scialorrea).

In caso di presenza di uno o più di questi sintomi in un familiare è consigliabile una visita neurologica da uno specialista di disturbi nel movimento.

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Quali sono le cause della malattia di Parkinson?

Cause della malattia di Parkinson, Degenerazione dei neuroni dopaminergici

Le cause della malattia di Parkinson sono legate alla degenerazione dei neuroni dopaminergici di una regione del cervello chiamata sostanza nera.

A causa della perdita di questi neuroni la dopamina da essi prodotta non può agire su un’altra struttura cerebrale, chiamata corpo striato, dove ha il ruolo di facilitare i circuiti che portano ad eseguire il movimento e a inibire i circuiti che servono a ridurre il movimento. La conseguenza della mancanza di dopamina porta quindi a una riduzione globale del movimento. Lo sbilanciamento del tono del muscoli che servono a flettere e quelli che servono ad estendere oltre a rigidità può portare a tremore.

Sebbene i meccanismi molecolari che portano alla riduzione progressiva dei neuroni dopaminergici nella malattia di Parkinson non siano ancora del tutto chiari, lo studio dei casi familiari ha permesso l’identificazione di geni che causano alcune forme di m. di Parkinson. Lo studio di questi fattori genetici e delle proteine codificate da questi geni sta portando ad una comprensione sempre maggiore della patogenesi, passaggio necessario per trovare una terapia che blocchi la degenerazione neuronale. In particolare è noto che nei neuroni dopaminergici prima della degenerazione si accumulano proteine, di cui una in particolare, chiamata alfa sinucleina, sembra avere un ruolo fondamentale. Infatti con l’avanzare della patologia si ritrovano accumuli di questa proteina (corpi di Lewy) sempre più diffusi. Inoltre mutazioni che inducono l’aumento di espressione di questa proteina portano a malattia di Parkinson, a dimostrazione che questa proteina sembra giocare un ruolo cruciale nella patogenesi.

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Qual è il decorso della Malattia di Parkinson?

Decorso, Sintomi, Cause della malattia di Parkinson,

Il decorso della malattia di Parkinson è molto variabile. Solitamente la progressione si manifesta nel corso di molti anni.

La presenza di peggioramento molto rapido dei sintomi, che frequentemente allarma le persone con malattia di di Parkinson e i loro familiari, è improbabile che dipenda dalla malattia di Parkinson stessa. Più spesso è da attribuirsi ad un evento intercorrente (ad. esempio una infezione, disidratazione, malessere dovuto ad altra malattia) che una volta risolto porta alla situazione iniziale.

Spesso le persone con malattia di Parkinson chiedono se questa malattia porti a morte, e la risposta è non significativamente prima di quanto accada in una persona senza malattia di Parkinson. Quello che cambia è la qualità di vita, a causa dei sintomi motori e non motori. E’ quindi necessaria un’alleanza stretta con il proprio neurologo al fine di trattare con tutti i rimedi, non pochi, i vari sintomi che si presentano negli anni al fine di avere la migliore qualità di vita possibile.

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Quali cure/terapie abbiamo oggi per rallentare il decorso della patologia in un paziente affetto dalla malattia di parkinson?

Cure, Terapie, Trattamenti Terapeutici, Terapia Sintomatica, Terapia Neuroprotettiva

La “terapia” della malattia di Parkinson si divide in due grandi categorie: sintomatica e neuroprotettiva.

La terapia sintomatica ha il fine di ridurre, se non far scomparire temporaneamente, i sintomi motori e non motori. La terapia consta di due approcci fondamentali, la cui combinazione porta al beneficio massimo sul controllo dei sintomi. Il primo consiste nell’uso di sostanze che funzionino al posto della dopamina endogena. A ciò si possono associare molecole che inibiscono la degradazione (fisiologica) della dopamina, ovvero inibitori di enzimi.

La terapia neuroprotettiva prevede la possibilità di proteggere i neuroni dopaminergici dalla progressiva riduzione. In quest’ottica sono in corso diversi trials terapeutici che hanno l’obiettivo di ridurre l’accumulo della proteina alfa sinucleina all’interno dei neuroni.

Sono, inoltre, in corso studi su cellule staminali embrionali e neuronali per valutare se queste vengano tollerate dal ricevente e se siano in grado di produrre dopamina con conseguente beneficio sui sintomi e sul decorso della malattia di Parkinson.

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Ci sono test genetici da somministrare in età giovanile per capire se c’è predisposizione?

Test genetici per la malattia di Parkinson

Tutti i pazienti affetti da malattia di Parkinson possono sottoporsi al test genetico per sapere se sono portatori di varianti in geni noti per essere associati ad un aumentato rischio di sviluppare la patologia.

Il prelievo può essere effettuato anche al solo scopo di ricerca. L’esordio giovanile o in età adulta è associato a varianti genetiche di geni diversi. Le forme giovanili sono più frequentemente ereditate con modalità autosomico recessiva, questo significa che da due genitori sani ma portatori della variante genetica in questione nasce una persona con entrambe le varianti materna e paterna e sviluppa nel corso della vita una forma di malattia di Parkinson giovanile. Le forme adulte sono spesso ad ereditarietà autosomico dominante con penetranza incompleta, questo significa che chi eredita da uno dei genitori la variante genetica causativa (ad esempio dei geni LRRK2 o GBA) svilupperà la malattia di Parkinson con una probabilità che varia dal 10 al 30% dopo i 60 anni.

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I progetti in campo per la ricerca sulla malattia di Parkinson

Studio sulla malattia di Parkinson

Il progetto “ Sostieni il progetto di studio sulle cause della malattia neuronale nella malattia di Parkinson” del Centro Dino Ferrari, incominciato nel 2016 e tuttora in corso, ha come obiettivo generale quello di comprendere come l’accumulo di proteine anomale (ad esempio alfa sinucleina) porti i neuroni che si ammalano nella malattia di Parkinson alla degenerazione.

Per questo progetto, è aperta la Raccolta Fondi

Creazione di modelli pioneristici di patologia per la Malattia di Parkinson

Nella malattia di Parkinson, particolari neuroni all’interno del cervello cessano di funzionare e vanno incontro a morte precoce per cause ancora non ben chiare. Per studiare questo processo di invecchiamento patologico dei neuroni, chiamato neurodegenerazione, la ricerca ha bisogno di avere a disposizione dei validi modelli sperimentali. Con questo obiettivo, nel nostro laboratorio utilizziamo cellule staminali di persone affette da malattia di Parkinson per creare quegli stessi neuroni che soffrono per la patologia. In questo modo possiamo studiare direttamente le cause che portano alla morte dei neuroni e sperimentare trattamenti che blocchino la neurodegenerazione.

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Studio delle cause ereditarie nella Malattia di Parkinson

Il progetto “Studio delle cause ereditarie nella malattia di Parkinson” si propone di comprendere quale sia il contributo dell’ereditarietà nello sviluppo della Malattia. La malattia di Parkinson è la seconda causa di neurodegenerazione più frequente. Dopo i 65 anni 1-2 persone su 100 incominciano a svilupparne i primi sintomi. In almeno il 15% dei casi le persone con questa patologia hanno almeno un altro famigliare affetto dalla stessa condizione.

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Malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson (PD), descritta per la prima volta da James Parkinson nel noto “Saggio sulla paralisi agitante”, è la seconda più frequente tra le malattie neurodegenerative e oggi colpisce all’incirca   4.5 milioni di persone al di sopra dei 50 anni.

I segni cardinali del PD sono legati ad una disfunzione del sistema motorio e comprendono tremore a riposo, bradicinesia, rigidità plastica e perdita dei riflessi posturali. Esordisce in genere nella settima decade di vita con sintomi unilaterali.

La ricerca delle cause della malattia di Parkinson ha portato negli ultimi 20 anni all’identificazione di mutazioni genetiche di forme monogeniche e di fattori genetici di aumento del rischio di sviluppare la malattia.

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Gruppo Malattia di Parkinson

Il Gruppo Malattia di Parkinson e altri disturbi del movimento

Il gruppo di ricerca di disturbi del movimento è stato recentemente creato per far fronte alle necessità clinico-diagnostiche e di ricerca dei meccanismi molecolari di malattie neurodegenerative del movimento come la Malattia di Parkinson, parkinsonismi atipici (paralisi sopranucleare progressiva e atrofia multisistemica) come anche atassie, paraparesi spastiche, disturbi ipercinetici come tremori, distonie, tic, corea, morbo di Wilson, e vari altri disordini del controllo del movimento.

Accanto all’attività clinica viene contemporaneamente svolta attività di ricerca molecolare e strumentale al fine di analizzare e comprendere i meccanismi patogenetici alla base di queste malattie degenerative e poter quindi contribuire allo sviluppo di nuove terapie.

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Malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson (PD), descritta per la prima volta da James Parkinson nel noto “Saggio sulla paralisi agitante”, è la seconda più frequente tra le malattie neurodegenerative e oggi colpisce all’incirca   4.5 milioni di persone al di sopra dei 50 anni.

I segni cardinali del PD sono legati ad una disfunzione del sistema motorio e comprendono tremore a riposo, bradicinesia, rigidità plastica e perdita dei riflessi posturali. Esordisce in genere nella settima decade di vita con sintomi unilaterali.

La ricerca delle cause della malattia di Parkinson ha portato negli ultimi 20 anni all’identificazione di mutazioni genetiche di forme monogeniche e di fattori genetici di aumento del rischio di sviluppare la malattia.

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Il “Centro Dino Ferrari” nasce nel 1978 dal Prof. Guglielmo Scarlato e dall'Ing. Enzo Ferrari. Il Centro studia e cura malattie come: Alzheimer, Distrofie Muscolari, Atrofie Muscolari Spinali, Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), Parkinson, Sclerosi Multipla.

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